Nell'impossibilità di spiegare il merito ed i contenuti del quesito referendario, è necessario tentare altre strade che non siano “politiche” o comunque di appartenenza.
Come e quali? Con un esempio.
Se dovete acquistare un automobile e non ne capite molto di motori, quale suggerimento e quale indicazione ritenete più utile per fare un buon affare o evitarne uno cattivo? Quello del rivenditore cioè di persona addetta alla comunicazione ed alla pubblicità del prodotto da vendere che vi accoglie nel suo salone e vi magnifica la lucentezza della carrozzeria, la cilindrata , le cromature, lo gli optional, la selleria in pelle e che vi fa credere che sia l’ultima occasione disponibile (come Renzi ossia senza di me, il diluvio), ovvero quello del meccanico dell’officina che sta al piano di sotto della concessionaria, il meccanico che smonta e rimonta il motore di quella e di tante altre vetture, che ne conosce i segreti, le differenze, i pregi ed i difetti di ognuna, ma anche i rischi che correrete se la comprate o la mantenete?
O ancora se avete bisogno di un consulto per guarire da un acciacco serio, vi rivolgete al farmacista, pur bravo professionista che però vende il medicinale ed ha solo una certa infarinatura di medicina, ovvero al medico o al luminare che lavora in ospedale, quotidianamente tra i malati e le malattie come la vostra?
Ebbene il discorso sul referendum è identico: basta mettere al posto del concessionario di auto, il governo, la sua forza comunicativa, la necessità di far passare la riforma purchessia e al posto dell’ingegnere meccanico il gruppo dei migliori giuristi costituzionali italiani che per primi, al di fuori di ogni logica politica ed anzi appartenendo alcuni a compagini politiche vicine al governo, hanno denunciato i mali della riforma, i danni che provocherà quando il governo sarà, attraverso la legge elettorale che cementa il nuovo corso della riforma, padrone di tutto, dal Presidente della Repubblica alla Corte Costituzionale e naturalmente con la maggioranza assoluta anche della camera.
Senza poi contare che Renzi spargendo terrore nel futuro, ha fatto i conti senza l’oste che potrebbe molto probabilmente essere non lui ma Beppe Grillo.
Non per nulla quando la scelta per il Si o il No è stata posta in quei termini il premier ha risposto non nel merito ma definendo quei giuristi come i soliti “professoroni” e annunciando che avrebbe radunato migliaia di altri professori favorevoli al Si, ritenendo che di buoni ed esperti costituzionalisti ce ne siano a carrettate.
Peccato che tra i primi, convinti per il No, ci siano le migliori conoscenze del diritto costituzionale, giuristi che hanno fatto parte e presieduto la Corte Costituzionale, che hanno scritto le più importanti pagine e sentenze di interpretazione e commento della Costituzione, lontani dal governo e dagli incarichi ministeriali o comunque da questo distribuiti e ben remunerati.
A chi credere, dunque: ai concessionari o agli ingegneri meccanici, ai comunicatori o agli esperti?
Questa può essere una buona ragione per orientare la scelta al referendum .
È vero che si tratta pur sempre di una questione di fiducia ma quanto meno di una fiducia che tiene conto e si basa sulla competenza, sulla conoscenza del diritto e del funzionamento dello Stato e delle istituzioni e quindi anche del loro avvenire democratico o meno, su nomi che sono noti a molti per essere i protagonisti della scienza giuridica italiana.
Addì, 01 dicembre 2016